La BMTA riserva a relatori, giornalisti e visitatori un programma di visite guidate gratuite a Paestum e Velia

Per partecipare è necessario compilare la scheda di adesione e consegnarla alla “Segreteria visite guidate” il giorno prima della data prescelta.

Inoltre, i visitatori accreditati, grazie alla preziosa collaborazione del Parco Archeologico di Paestum e Velia, usufruiscono dell’ingresso gratuito alle aree archeologiche nei giorni della Borsa.

ITINERARIO PARCO ARCHEOLOGICO DI PAESTUM venerdì 1 e sabato 2 novembre

Area archeologica 
Appuntamento presso l’ingresso antistante il Tempio di Cerere per la visita all’area archeologica

Tempio di Nettuno - Parco Archeologico di PaestumBasilica - Parco Archeologico di Paestumpaestum tempio di cerere

 

 

 

 

Poseidonia fu colonia greca fondata alla fine del VII sec. a.C. dai Sibariti. Conquistata alla fine del V sec. a.C. dai Lucani, nel III sec. a.C. divenne colonia latina col nome di Paestum. Protetti da cinque chilometri di cinta muraria pentagonale, si ergono gli imponenti templi dorici, risalenti al IV e V sec. a.C.: la Basilica di Hera, il Tempio di Nettuno o Poseidon e il Tempio di Cerere. La Basilica è il più antico dei templi di Paestum e l’unico tempio greco in tutto il Mediterraneo ad essere accessibile senza barriere architettoniche: si alza solenne, con le colonne doriche del porticato, orientato ad est. L’esempio più classico e perfetto di tempio dorico del mondo greco è certamente il tempio di Nettuno. All’estremità settentrionale della zona sacra sorge il tempio di Cerere, dedicato ad Athena. Gli scavi riguardano una vasta area della città con altri grandiosi edifici come le terme, il portico del foro, l’anfiteatro.

Museo Archeologico Nazionale 
Appuntamento presso l’ingresso per la visita al Museo Archeologico Nazionale

museo 250tomba-del-tuffatore_lastra-di-coperturaMetope

 

 

 

 

Il Museo raccoglie impareggiabili reperti provenienti dalla città e dal territorio di Poseidonia – Paestum: suppellettili preistoriche, corredi funerari, resti architettonici e scultorei rinvenuti negli scavi. Di grande interesse sono la statua fittile seduta di Zeus di metà VI sec. a.C., il grande busto fittile femminile, privo di testa, della fine del VI secolo a.C., le anfore a hydrie in bronzo della metà del VI sec. a.C.. Straordinarie le lastre dipinte provenienti da alcune delle oltre 120 tombe finora rinvenute, tra cui la più celebre è la tomba dipinta del Tuffatore del 480 a.C.. Sculture, iscrizioni marmoree, oggetti di culto, frammenti di vasi e anfore sono la testimonianza dell’epoca romana di Paestum.

Depositi del Museo Archeologico Nazionale 
Appuntamento presso l’ingresso per la visita ai Depositi del Museo Archeologico Nazionale

museo 250tomba-del-tuffatore_lastra-di-copertura288356859 5168239283266550 5831278192933827821 n

La vita dell’antica città di Poseidonia – Paestum non si esaurisce nei monumenti dell’area archeologica o nei manufatti esposti nel Museo. A Paestum, accanto alla storia antica, esistono molte altre storie, più o meno contemporanee, che vanno oltre ogni sala espositiva, ogni percorso di visita o didascalia. Sono le storie di persone, professionalità, attività, scelte ed emozioni che animano i depositi di Paestum. L’obiettivo è quello di accompagnare i visitatori “oltre il Museo”, fino al cuore del Parco, dove materialmente avvengono le cose, prima della musealizzazione. I depositi si estendono per circa 1400 mq e conservano 1 milione di reperti: si presentano tutti i giorni così come sono senza ritocchi e trucchi e chi entra vedrà il deposito in tutta la sua bellezza, non immacolata, ma vera. Visitare i depositi significa vivere una esperienza unica ed esplorare i suoi molti segreti, ascoltando la voce di chi lavora in questi ambienti. Al termine del percorso i visitatori avranno capito, apprezzato e amato ancora di più il nostro Parco. Ad accompagnare i visitatori saranno gli assistenti alla vigilanza, che concentreranno la visita nel “Deposito 2” con le famose lastre dipinte di età lucana, reperti identitari del Museo di Paestum.

 

ITINERARIO PARCO ARCHEOLOGICO DI VELIA venerdì 1 e sabato 2 novembre

Area archeologica 
Appuntamento con la guida presso la Stazione di Paestum (munirsi di biglietto regionale da Paestum ad Ascea per treno e per il ritorno da Ascea a Paestum, durata 30 minuti). Dalla Stazione di Ascea all’area archeologica e viceversa, servizio navetta gratuito.

VeliaPorta Rosa VeliaAnfiteatro Velia

 

 

 

 

Velia, antica Elea, fu fondata intorno al 540 a.C. da coloni Focei partiti dall’Asia Minore per sottrarsi all’esercito di Ciro. Qui nacquero Parmenide e Zenone e con essi la scuola eleatica, riferimento nella cultura filosofica dell’antichità. Nei resti odierni è evidente l’impianto della città a cui si accede attraverso l’imponente “Porta Rosa” unico esempio di architettura greca con volta a tutto sesto. Pregevole è il muro del recinto sacro con l’incantevole stoà o portico, pavimentato in mattoni, di età ellenistica.

Visita guidata a cura dei Gruppi Archeologici d’Italia

in occasione delle Giornate Nazionali di Archeologia Ritrovata

TRA BELLEZZE ED ENOGASTRONOMIA DEL PARCO NAZIONALE DEL CILENTO, VALLO DEL DIANO E ALBURNI venerdì 3 novembre 

1360704754 pdfScarica il programma della visita guidata

Per info: tel. 06.39376711 segreteria@gruppiarcheologici.org

Altri siti archeologici in provincia di Salerno 

Antiquaria di Roccagloriosa
A Roccagloriosa sono esposti in due Antiquaria, reperti testimoni dell’insediamento Lucano (IV sec. a.C.) rinvenuti nella necropoli, con sepolture “emergenti”. Nel primo Antiquarium (ex chiesa S. Maria dei Martiri) sono esposti, tra gli altri, i preziosi ritrovamenti della tomba n. 9 (sepoltura femminile), contenente un ricco corredo di oreficeria, pervenuto intatto, che testimonia i contatti con le produzioni tarantine e i legami con antiche tradizione italiche. Il secondo Antiquarium propone in una mostra fotografica il sito della Necropoli e in particolare le tombe n. 19 e 24, di cui sono esposti anche i reperti. Protagonisti dell’esposizione sono i vasi tra cui spiccano tre pezzi di grandi dimensioni (più di un metro di altezza) a figure rosse che rappresentano un’unicità in quanto non vi sono stati altri ritrovamenti con misure simili fuori dell’Apulia. Tra di essi c’è il loutrophoros, il cui cratere è alto 112 cm con anse a volute decorate con teste di gorgone.

Antiquarium di Palinuro
Il sito di Palinuro (Centola) riveste particolare interesse per l’incrocio di culture di cui è stato scenario e di cui si ritrovano tracce nell’Antiquarium, sito sul promontorio in località Ficocella che offre ai visitatori un suggestivo panorama sul golfo. L’edificio ospita reperti archeologici (ceramiche e suppellettili di ossidiana di circa seimila anni fa) rinvenuti negli scavi, intrapresi nell’area del comune, a partire dal 1948 che hanno portato alla luce una necropoli del VI secolo a.C. Il pubblico può vedere reperti di ceramica di importazione attica a figure nere, e ionica con decorazioni a bande; i vasi testimoniano anche un tipo di ceramica locale con decorazioni geometriche i cui elementi ricordano i motivi originari dell’isola di Cipro e quelli della ceramica della Percenzia, nella Puglia settentrionale databili alla fine de VII secolo a.C. Dell’allestimento fanno anche parte i materiali di diversi corredi funerari provenienti dalla necropoli, di tipo Enotrio, di contrada San Paolo.

Area Archeologica di Fratte – Salerno
Importante centro preromano, con ruderi databili a partire VI sec. a.C., in cui convivevano etruschi, greci e indigeni. La zona Archeologica fu definita “acropoli” sia per la posizione topografica dei ritrovamenti sia perché le strutture rinvenute lasciavano intravedere un centro religioso e civile alla sommità dell’insediamento. Imponenti i resti della necropoli di epoca sannitica di fine IV sec. a.C..

Battistero Paleocristiano di Santa Maria Maggiore – Nocera Superiore
Il Battistero, la cui forma circolare gli ha conferito l’appellativo di “Rotonda”, faceva parte di un più vasto complesso.
La prima attestazione scritta risale a un diploma dell’anno 841 d.C. Impostata su 15 archivolti e sorretta da altrettante coppie di colonne lisce, la cupola copre la vasca battesimale centrale, di forma ottagonale, seconda in Italia solo a quella di San Giovanni in Laterano. Tutti gli elementi marmorei della decorazione architettonica, le basi, i fusti di colonne, i capitelli e le cornici modanate sono di spoglio e in evidente funzione di reimpiego.

Castello di Arechi – Salerno
Il “Castello” che si eleva sul colle Bonadies, già occupato in età romana e poi fortezza bizantina, fu dotato di una Turris maior, che lo rese “per natura e per arte imprendibile, non essendo in Italia una rocca più munita di essa” (Paolo Diacono, in Historia Langobardorum).
Con Arechi II, che allargò il territorio della città ad Est e ad Ovest cingendolo di nuove mura, ben tramandate dalle illustrazioni che corredano il poema di Pietro da Eboli, Liber ad honorem Augusti, della fine del XII secolo, il castello divenne simbolo della centralità del suo principato.
Gisulfo II, ultimo principe longobardo di Salerno, coniò la famosa moneta con legenda “Opulenta Salernu”, specchio iconografico della città, dominata dalla Turris, prima che diventasse, nel 1077, una roccaforte normanna, retta da Roberto il Guiscardo. In seguito diventò un importante elemento difensivo nello scacchiere aragonese, per poi perdere progressivamente importanza con il mutare delle tecniche belliche. Venne del tutto abbandonato nel XIX sec.
Il restauro del Castello e della Bastiglia, iniziato nel 1982, ha consentito il recupero funzionale delle componenti architettoniche e la riqualificazione dell’intera area, mirando, anzitutto, alla restituzione della più ampia leggibilità delle qualità architettoniche della struttura fortificata, oggetto di continui ampliamenti ed adattamenti dettati dal susseguirsi dei governi nel periodo storico della sua funzione difensiva e dall’imporsi delle nuove tecniche militari.
Oggi, attraverso strutture di collegamento, di servizio e di sicurezza all’avanguardia, sono possibili percorsi di visita tematici. Costituiscono un’eccellenza la Galleria Multimediale, il Museo dell’Opera, la Turris Maior con sistema espositivo virtuale e la Bastiglia, in cui sono ospitate le sculture d’arte contemporanea di Lorenzo Spirito (le “nuove sentinelle”), collegata al castello attraverso un percorso didattico-naturalistico.

Chiesa di San Pietro a Corte – Salerno
La Chiesa di San Pietro a Corte, conosciuta come la cappella palatina fondata dal principe Arechi II intorno al 787, è oggi il complesso di maggiore rilevanza del centro storico di Salerno. L’indagine archeologica attualmente in corso, ha messo in luce l’area romana. L’area comprende, oltre agli ambienti immediatamente sottostanti, una volta occupati da botteghe, anche l’area appartenente alla confraternita di S. Anna. Nel XIII secolo la chiesa veniva usata come sede di riunioni del Parlamento: in essa si celebravano spesso pubbliche cerimonie, tra cui il conferimento delle lauree della Scuola Medica Salernitana.

Museo Archeologico Nazionale di Eboli e della Media Valle del Sele
Il Museo ha sede nel Convento di San Francesco, fondato nel XIII secolo e ampiamente rimaneggiato nel XVI. Prima dell’ultimo conflitto mondiale era adibito a sede del Municipio, della pretura e del locale Ginnasio. I bombardamenti della guerra ne determinarono la parziale distruzione e l’abbandono. Attualmente il Museo raccoglie i reperti, prevalentemente corredi tombali, provenienti dal centro antico di Eboli, che per la sua posizione allo sbocco nella piana costiera di importanti itinerari naturali come la valle fluviale del Tusciano e la via Ofanto-Sele, rappresenta per l’età antica una frontiera fra ambiti territoriali che partecipano di culture diverse. Il percorso espositivo è organizzato secondo un criterio cronologico teso a presentare le principali fasi della vita ultramillenaria dell’insediamento: la preistoria, l’età del ferro, il periodo orientalizzante, il VI e V secolo, e, per il momento, si chiude con la ricca documentazione del IV sec. a.C. Per la sua natura di museo comprensoriale esso sarà destinato in un futuro prossimo a ospitare anche le testimonianze dei territori finitimi gravitanti sul medio corso del Sele. Ma va sottolineato soprattutto che questo Museo, nato per raccontare la storia di un comprensorio antico culturalmente non omogeneo, dovrà alimentarsi e crescere con i risultati della ricerca sul terreno; per questo l’esposizione, che ai piani superiori è ancora in fase di allestimento, sarà dialetticamente legata al divenire dell’indagine archeologica e alla conseguente ricostruzione del paesaggio antico. Nell’atrio è collocata la base di statua con iscrizione (183 d.C.) nota come Lapide Eburina, che era stata reimpiegata nel campanile della chiesa di Santa Maria ad Intra. Questo testo epigrafico chiarisce che Eburum aveva lo statuto di Municipium.

Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano “Gli Etruschi di frontiera”
La realizzazione del nuovo Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano – finanziata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con il contribuito e la partecipazione della Regione Campania e della locale amministrazione comunale – costituisce la tappa finale di un ambizioso progetto condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Salerno e Avellino in stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e con l’Università degli Studi di Salerno, e si configura di eccezionale rilevanza nell’ambito della valorizzazione del patrimonio archeologico nazionale in quanto raccoglie le testimonianze più significative dell’espansione etrusca nell’Italia meridionale, restituite da un sito tra i più importanti della Campania antica e del Mezzogiorno. La nuova e ampia sede illustra in maniera rigorosamente scientifica ma al tempo stesso suggestiva e attraente, attraverso lo sviluppo di diverse tematiche, i risultati dell’intensa e costante ricerca avviata nel 1964 nel territorio comunale di Pontecagnano in seguito alla scoperta, tra le più rilevanti dell’ultimo cinquantennio, di un vasto insediamento etrusco, che ebbe caratteristiche urbane già a partire dall’età arcaica.
L’importanza e la consistenza del sito sono documentate dagli oltre 8000 ricchissimi corredi funerari che ne attestano la frequentazione dalla Prima Età del Ferro (fine X – inizi IX sec. a.C.) all’età romana, quando all’insediamento etrusco-italico si sovrappone la colonia di Picentia (263 a.C.). Il nucleo principale dell’esposizione museale è costituito dai corredi principeschi del periodo Orientalizzante (fine VIII-VII sec. a.C.), momento di massima fioritura del centro.

Museo Archeologico Provinciale – Salerno
Accoglie una ricca documentazione dell’intera provincia di Salerno, dalla preistoria al tardoantico. In posizione di spicco è il corredo della tomba principesca di Roscigno, di fine V e inizio IV sec. a.C.. Vi si conservano inoltre ceramiche campane, sannitiche e lucane di età ellenistica, vasellame etrusco, ornamenti in bronzo tra i quali l’ammirabile testa di Apollo rinvenuta nelle acque del golfo di Salerno. Si tratta di un prezioso originale tardo-ellenistico, datato nella prima metà del I sec. a.C., attribuito all’artista Pasiteles, nato in Magna Grecia.

Museo Archeologico Romano di Positano
Alla fine del I sec. a.C. anche il vallone che oggi ospita Positano, con la sua spiaggia, con le acclivi pareti calcaree e il microclima particolarmente salubre, diventa sede di una sfarzosa villa d’ozio. L’elite romana già da tempo aveva scelto le coste del Golfo di Napoli e della Penisola Sorrentina per edificarvi lussuose residenze ove trascorrere il tempo libero tra giardini e ricchi ambienti affrescati con spettacolari vedute sul paesaggio costiero.
L’esistenza di una villa era nota già da tempo. Karl Weber, addetto agli scavi borbonici, descrive nel 1758 strutture con affreschi e mosaici al di sotto della Chiesa “Santa Maria Assunta” e del campanile. Dal 2004, due campagne di lavori hanno messo in luce una porzione di inestimabile interesse archeologico della villa romana di Positano. La presentazione dei rinvenimenti archeologici avviene con la contestuale musealizzazione dei prestigiosi ambienti di pertinenza della soprastante Chiesa Madre.
La lussuosa residenza fu danneggiata in modo irreversibile dall’eruzione vesuviana che distrusse Pompei. La colonna eruttiva si innalzò nell’atmosfera per oltre venti chilometri, superando l’alta dorsale dei Monti Lattari e ricadendo verso sud. Le forti piogge, che sempre si associano alle eruzioni, attivarono valanghe di fango che si ingrossarono verso il fondovalle e raggiunsero la villa con una velocità rilevante, riempiendone gli ambienti e facendo crollare, sotto l’enorme spinta, tetti e solai. Questo accumulo di detriti ha protetto i resti di un armadio che conservava il vasellame bronzeo. La parte mediana della parete est subì uno spostamento di circa quaranta centimetri verso valle, testimoniato da un’ampia frattura, la prova più spettacolare della violenza dell’evento.

Parco Archeologico Urbano e Museo Archeologico Nazionale “Marcello Gigante” di Volcei – Buccino
Dagli altopiani che si affacciano sulle ampie vallate, dove si uniscono i fiumi Platano e Tanagro, si domina la valle del Sele dove, fin dal terzo millennio avanti Cristo, l’uomo ha lasciato le tracce della sua presenza. Un territorio antico, crocevia di genti e di culture, naturale raccordo di antiche strade e itinerari fluviali. Qui sorse la città di Volcei, della quale, nelle fonti storiche, rimanevano solo brevi accenni e il ricordo del nome, mutato nel corso del tempo nell’attuale Buccino; la sua rilevanza storica è tutta riassumibile nella posizione di controllo sulla bassa valle del Tanagro, sulla piana del Sele e sul golfo pestano.
L’abitato moderno di Buccino coincide, dunque, con quello dell’antica Volcei. Nel paese coesistono edifici e architetture afferenti alle fase lucana, romana e medievale dell’insediamento, che fanno parlare di “allestimento diffuso” nel borgo e di Parco Archeologico Urbano.
Il Museo Archeologico Nazionale di Volcei è intitolato alla memoria di Marcello Gigante, illustre cittadino di Buccino, filologo, ellenista e papirologo. L’edificio che lo ospita è una costruzione quattrocentesca  ritenuta  da molti studiosi la più antica fondazione monastica agostiniana del salernitano, di cui si ha notizia già nel XIV secolo. La suggestiva struttura ospita i reperti su una superficie completamente restaurata di circa 1600 mq distribuita sui quattro livelli attraverso cui si snoda il percorso espositivo.

Santa Maria de Lama – Salerno
Il primo documento in cui è citata la chiesa di Santa Maria de Lama risale al 1055: “Ecclesia sancte Marie ubi lama dicitur… constructa intus hanc salernitanam civitatem”, ma probabilmente ha origine più antiche. Santa Maria de Lama, collocata nel cuore del centro storico della città, conserva le uniche testimonianze del periodo longobardo di Salerno. All’interno, due colonne sono decorate da affreschi quasi a grandezza naturale: su di uno è rappresentato il Cristo con la croce, sull’altro vi è una figura femminile, forse la Maddalena.

Teatro ellenistico-romano di Sarno
È uno degli edifici scenici più grandi della Campania antica. Edificato nel II secolo a.C. e addossato scenograficamente alla cinta muraria meridionale, fu ingrandito da 76 a 96 metri in epoca augustea o tiberiana. Subì ulteriori restauri dopo il terremoto del 62 d.C.
Sia l’orchestra sia la scaenae frons erano adornati da marmi preziosi e statue.

Villa Romana di Minori
La struttura rispecchia la tipologia della villa marittima strutturata su due piani, con grandi sale di rappresentanza, successivamente suddivise in ambienti più piccoli (nell’area ovest) e ambienti termali (nell’area est), di cui sono ancora riconoscibili il tepidarium, il calidarium e il praefurnium.
Del piano superiore, edificato successivamente, restano pochi elementi non chiaramente leggibili, tra cui la scala di accesso del lato ovest.
Il piano inferiore è invece molto ben conservato. Le sue strutture si appoggiano al colle retrostante, svolgendo così anche una funzione statica, di terrazzamento, per quelle superiori. Di alcuni ambienti si conserva la decorazione pittorica in III stile e quella in stucco delle volte: essi sono disposti intorno a una vasta sala tricliniare con ninfeo (circa 70 mq), con volta decorata a stucco con motivo a cassettoni e motivi geometrici e resti di affreschi in IV stile, e con splendidi mosaici pavimentali.
Edificata nei primi anni del I secolo dopo Cristo, la villa durante la sua vita ha subito diversi restauri e rimaneggiamenti.