La BMTA, grazie alla preziosa collaborazione del Parco Archeologico di Paestum e Velia e della Direzione Regionale Musei Campania, riserva ai visitatori l’ingresso gratuito ai parchi archeologici e musei di Paestum, Velia, Capua, Eboli, Padula e Pontecagnano.

È necessaria la registrazione online e la stampa del badge personale, la cui verifica ai desk accrediti presso il Tabacchificio Cafasso e presso il Museo Archeologico consentirà il ritiro dei biglietti di ingresso per il Parco Archeologico di Paestum, il Museo Archeologico Nazionale, il Parco Archeologico di Velia.

Invece, per la Certosa di Padula, il Museo di Pontecagnano, il Museo di Eboli, il Museo dell’antica Capua e l’Anfiteatro Campano è necessario presentare all’ingresso del sito da visitare il solo badge personale, stampato a seguito della registrazione online effettuata.

Di seguito i siti che prevedono l’ingresso gratuito da giovedì 27 a domenica 30 ottobre 2022.

tomba del tuffatoreMuseo Archeologico Nazionale di Paestum

Il Museo raccoglie impareggiabili reperti provenienti dalla città e dal territorio di Poseidonia-Paestum: suppellettili preistoriche, corredi funerari, resti architettonici e scultorei rinvenuti negli scavi. Di grande interesse sono: la statua fittile seduta di Zeus di metà VI sec. a.C., il grande busto fittile femminile privo di testa della fine del VI secolo a.C., le anfore a hydrie in bronzo della metà del VI sec. a.C.. Straordinarie le lastre dipinte provenienti da alcune delle oltre 120 tombe finora rinvenute, tra cui la più celebre è la tomba del Tuffatore del 480 a.C.. Sculture, iscrizioni marmoree, oggetti di culto, frammenti di vasi e anfore sono la testimonianza dell’epoca romana di Paestum.

parco archeologico di paestumParco Archeologico di Paestum

Poseidonia fu colonia greca fondata alla fine del VII sec. a.C. dai Sibariti. Conquistata alla fine del V sec. a.C. dai Lucani, nel III sec. a.C. divenne colonia latina col nome di Paestum. Protetti da 5 km di cinta muraria pentagonale, si ergono gli imponenti templi dorici, risalenti al IV e V sec. a.C.: la Basilica di Hera, il Tempio di Nettuno o Poseidon e il Tempio di Cerere. La Basilica, il più antico dei templi di Paestum si alza solenne con le colonne doriche del porticato orientato a est. L’esempio più classico e perfetto di tempio dorico del mondo greco è certamente il tempio di Nettuno. All’estremità settentrionale della zona sacra sorge il tempio di Cerere, dedicato ad Athena. Gli scavi riguardano una vasta area della città con altri grandiosi edifici come le terme, il portico del foro, l’anfiteatro.

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Parco Archeologico di Velia

L’antica città di Elea fu fondata intorno al 540 a.C. da un gruppo di esuli provenienti dalla città greca di Focea, nell’attuale Turchia, occupata dai Persiani. La città, nota nel V sec. soprattutto per le figure di Parmenide e Zenone, fondatori della scuola filosofica eleatica, raggiunge un periodo di grande sviluppo in età ellenistica e in gran parte dell’età romana (fine IV a.C. – V sec. d.C.), quando il suo nome viene modificato in Velia. Nei resti odierni è evidente l’impianto della città, a cui si accede attraverso l’imponente “Porta rosa”, unico esempio di architettura greca con volta a tutto sesto. Pregevole è il muro del recinto sacro con l’incantevole stoà o portico, pavimentato in mattoni, di età ellenistica. Con il Medioevo l’abitato si ritira sull’Acropoli, dove viene costruito un castello. Le strutture architettoniche della città antica sono immerse in una vasta area di macchia mediterranea e di rigogliosi uliveti costituendo uno splendido connubio tra archeologia e natura.

Di seguito i siti che prevedono l’ingresso gratuito da giovedì 27 ottobre a martedì 1 novembre 2022.

ANFITEATRO CAMPANO Ph. O. Fabozzi 1Anfiteatro Campano

Secondo solo al Colosseo per importanza e dimensioni e ad esso ispirato, l’Anfiteatro Campano fu edificato in età flavia, alla fine del I secolo d.C., per sostituire l’arena tardo-repubblicana, nota per le vicende connesse alla rivolta di Spartaco. Venne poi restaurato e decorato con uno splendido apparato marmoreo dall’imperatore Adriano e inaugurato da Antonino Pio. La sua mole si eleva al centro dell’originaria platea delimitata da cippi, uno dei quali decorato con le immagini di Ercole e Silvano, in un’area verde in cui sono presenti altre testimonianze della città romana di Capua: l’anfiteatro repubblicano – primo anfiteatro romano in muratura – l’edificio ottagonale di età imperiale, il portico ellittico che circondava l’anfiteatro imperiale. Situato, come la maggior parte degli edifici dedicati ai giochi gladiatori, nell’immediata periferia della città, l’Anfiteatro Campano era strettamente connesso alla via Appia per favorire il traffico legato allo svolgimento dei ludi. L’edificio, benché a rudere, lascia immaginare le sue antiche forme colossali. Si sviluppava su quattro ordini: i primi tre costituiti da arcate inquadrate da semicolonne dorico-tuscaniche; l’ultimo in opera laterizia, scandito da finestre e lesene, presentava mensoloni che sorreggevano i pali del velario. Busti di divinità sugli archi del primo portico sostituivano la semplice numerazione: di questi restano in situ Diana e Giunone. L’apparato decorativo di età adrianea è di particolare pregio, ne sono esempio le statue esposte al MANN e i bassorilievi marmorei che decoravano gli accessi alla cavea (vomitoria) esposti nell’adiacente Museo dei Gladiatori. Al di sotto dell’arena circondata dalla cavea, i sotterranei sono enormi spazi particolarmente suggestivi e ben conservati, dove si svolgevano i preparativi per lo spettacolo: un ingegnoso meccanismo realizzato con carrucole innalzava i montacarichi, facendo risalire sull’arena i gladiatori, le belve e gli apparati scenici.

MUSEO ARCHEOLOGICO ANTICA CAPUA Ph. O. Fabozzi 1Museo Archeologico dell’antica Capua

Allestito in un edificio a corte ottocentesco, costruito sui resti della Torre di Sant’Erasmo – dove nacque Roberto d’Angiò – la struttura a sua volta inglobava il Capitolium, il tempio dedicato alla triade capitolina che dominava il Foro della città romana. Le sale accolgono i reperti rinvenuti nel territorio dell’antica Capua, dal Neolitico all’età romana. Ad accogliere i visitatori è la statua di un Satiro in Riposo, copia romana da un originale di Prassitele. La storia del territorio capuano si snoda attraverso il passaggio dalla fine dell’età del Bronzo all’età del Ferro, periodo in cui i corredi funerari mostrano i segni distintivi di una comunità ricca e aperta a precoci scambi commerciali, al periodo Orientalizzante, momento in cui tali rapporti si intensificano con la piena assimilazione dei modelli culturali greci ed etruschi legati al simposio e alla cura del corpo. Il prezioso vasellame di bronzo e di bucchero e le policrome decorazioni architettoniche dei templi annunciano la Capua etrusca, che assume i caratteri di forma urbana nella metà del VII sec. a.C. e che fiorisce nel corso dell’età arcaica, fino all’affermarsi dei Campani, i valorosi guerrieri con corazza a tre dischi ed elmo piumato, dipinti sulle tombe che racchiudono corredi caratterizzati da armi e cinturone, mentre in quelle femminili ricche matrone sono abbigliate con preziosi gioielli. Un’intera sala è dedicata al santuario di Fondo Patturelli, noto per le statue delle Matres sedute su un trono con bambini in fasce, in cui sono esposti numerosi oggetti votivi, un corpus di iscrizioni in osco – note come “lovilas” – e le terrecotte architettoniche per la cui produzione Capua era nota oltre i suoi confini. La sezione romana, di recente inaugurata con la mostra “I Segni del Paesaggio: l’Appia e Capua”, racconta in otto sale il percorso della via Appia in città, dal suo ingresso, attraverso l’arco cosiddetto di Adriano, fino all’uscita da Capua verso Calatia – nel territorio di Maddaloni – restituendo un’immagine inedita della città romana, proprio dal luogo che all’epoca dominava il foro della città. Il viaggio ideale lungo la “Regina Viarum” si sviluppa attraverso ritratti e imponenti sculture in marmo, affreschi e mosaici pavimentali, sepolture, cippi miliari e iscrizioni provenienti dal foro, dalle domus, dalle necropoli e dall’Appia stessa, e si conclude con il richiamo alla fertilità dell’Ager Campanus e alle floride attività agricole praticate in un territorio profondamente inciso dai segni della centuriazione romana, simboleggiate dalla statua di Trittolemo che, alla guida di un carro alato semina il grano su tutta la Terra, compiendo un’azione civilizzatrice dell’umanità.

EboliMuseo Archeologico Nazionale di Eboli e della Media Valle del Sele

Il Museo ha sede nel Convento di San Francesco, fondato nel XIII secolo e rimaneggiato nel XVI. Prima dell’ultimo conflitto era adibito a sede del Municipio, della Pretura e del locale Ginnasio. I bombardamenti ne determinarono la parziale distruzione e l’abbandono. Con un restauro recente l’intera ala occidentale fu messa da parte del Comune a disposizione della Soprintendenza Archeologica di Salerno e Avellino, che ne curò l’allestimento. Attualmente il Museo raccoglie i reperti, prevalentemente corredi tombali, provenienti dal centro antico di Eboli, che per la sua posizione, allo sbocco di importanti itinerari naturali come la valle fluviale del Tusciano e la via Ofanto-Sele, rappresenta per l’età antica una frontiera fra ambiti territoriali di culture diverse. Il percorso espositivo secondo un criterio cronologico presenta le principali fasi della vita ultramillenaria dell’insediamento: la preistoria, l’età del ferro, il periodo orientalizzante, il VI e V secolo e si chiude con la ricca documentazione del IV sec. a.C.. Nell’atrio è collocata la base di statua con iscrizione (183 d.C.), nota come Lapide Eburina, che era stata reimpiegata nel campanile della chiesa di Santa Maria ad Intra. Questo testo epigrafico chiarisce che Eburum aveva lo statuto di Municipium.

Pontecagnano

Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano “Gli Etruschi di frontiera”

La realizzazione del nuovo Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano costituisce la tappa finale di un ambizioso progetto condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Salerno e Avellino in stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e con l’Università degli Studi di Salerno, volto a raccogliere le testimonianze più significative dell’espansione etrusca nell’Italia meridionale, restituite da un sito tra i più importanti della Campania antica e del Mezzogiorno. La nuova e ampia sede illustra in maniera rigorosamente scientifica, ma al tempo stesso suggestiva e attraente, attraverso lo sviluppo di diverse tematiche, i risultati dell’intensa e costante ricerca avviata nel 1964 nel territorio comunale in seguito alla scoperta, tra le più rilevanti dell’ultimo cinquantennio, di un vasto insediamento etrusco, che ebbe caratteristiche urbane già a partire dall’età arcaica. L’importanza e la consistenza del sito sono documentate dagli oltre 8.000 ricchissimi corredi funerari, che ne attestano la frequentazione dalla Prima Età del Ferro (fine X – inizi IX sec. a.C.) all’età romana, quando all’insediamento etrusco-italico si sovrappone la colonia di Picentia (263 a.C.). Il nucleo principale dell’esposizione museale è costituito dai corredi principeschi del periodo Orientalizzante (fine VIII-VII sec. a.C.), momento di massima fioritura del centro.

certosa padula

Certosa di San Lorenzo a Padula

La Certosa di San Lorenzo è il più vasto complesso monastico dell’Italia Meridionale, nonché uno dei più interessanti in Europa per magnificenza architettonica e copiosità di tesori artistici. I lavori di costruzione iniziarono nel 1306 per volontà di Tommaso Sanseverino, conte di Marsico e signore dei Vallo di Diano, e proseguirono fino al XIX secolo. Dell’impianto più antico restano pochi elementi: tra questi lo splendido portone della Chiesa datato al 1374 e le volte a crociera della stessa. Le trasformazioni più rilevanti risalgono alla metà del 500, dopo il Concilio di Trento. Seicenteschi sono gli interventi di doratura degli stucchi della chiesa, opera del converso Francesco Cataldi. Del 700 sono gli affreschi e le trasformazioni d’uso degli ambienti esistenti. I Certosini lasciarono Padula nel 1807, durante il decennio francese del Regno di Napoli, allorché furono privati dei loro possedimenti nel Vallo, nel Cilento, nella Basilicata e nella Calabria. Le ricche suppellettili e tutto il patrimonio artistico e librario andarono quasi interamente dispersi e il monumento conobbe uno stato di precarietà e abbandono. La corte esterna è costituita da un grande cortile rettangolare, intorno al quale erano ospitate buona parte delle attività produttive. L’originaria veste cinquecentesca, realizzata in pietra locale e rigidamente scandita dall’ordine dorico delle colonne binate, fu arricchita in epoca barocca con statue e pinnacoli. La Chiesa, a navata unica con 5 cappelle sul lato destro è divisa in due zone da una parete. Varcata la soglia, ci si trova di fronte alla scala elicoidale, che conduce dolcemente all’antisala della biblioteca. Il chiostro grande, con i suoi quasi 15.000 mq di superficie, risulta essere tra i maggiori in Europa. La costruzione fu avviata nel 1583, rifacendo sostanzialmente un chiostro preesistente.