La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e Archeo hanno inteso dal 2015 dare il giusto tributo alle scoperte archeologiche attraverso un Premio annuale assegnato in collaborazione con le testate archeologiche internazionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), arCHaeo (Svizzera), AiD Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).

premio al asaad

Il Premio è intitolato a Khaled al-Asaad, l’Archeologo del sito archeologico di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale.

Il ricordo dell’archeologo Paolo Matthiae: «Khaled al-Asaad è stato per quarant’anni il Direttore degli scavi archeologici di Palmira. Era l’archeologo della città, ha collaborato con missioni di ogni Paese: dalla Francia alla Germania, dalla Svizzera all’Olanda, dagli Stati Uniti alla Polonia e da ultimo anche con l’Italia, con la missione statale di Milano. Era uno studioso completo, ma soprattutto era una persona tipica delle famiglie delle città del deserto. Questo tipo di uomini, come i beduini di un tempo, sono caratterizzati da una amabilità, da una cortesia e da un’ospitalità straordinaria che per loro è del tutto naturale. Non eccessiva, ma misurata e discreta, Khaled al-Asaad era una persona di grandissima amabilità, misura e gentilezza d’animo. Anche archeologi che non si occupano di quel periodo, cioè di antichità romane, andavano di frequente a Palmira in visita e la disponibilità di Khaled era totale. Era una personalità fortemente radicata nella città, ma per il carattere internazionale del sito che gestiva era una sorta di cittadino del mondo. In varie occasioni il suo nome era stato proposto per il ruolo di direttore generale delle antichità a Damasco, ma credo che lui preferisse rimanere a Palmira, una città con la quale si identificava».
«Khaled era talmente sicuro di fare soltanto il suo mestiere che non riteneva di avere motivo di fuggire. E per come lo ricordo non era persona che temesse per la propria vita. Pur essendo in pensione, aveva quasi 82 anni, ha preferito rimanere nella sua città proprio perché ha capito che le antichità correvano dei rischi. E probabilmente ha immaginato che la sua indiscussa autorevolezza morale potesse proteggere maggiormente quello che c’era e c’è tuttora a Palmira: le rovine di un sito archeologico assolutamente straordinari per tutto il Mediterraneo e per tutto il mondo».

L’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” è l’unico riconoscimento mondiale dedicato agli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio.

Il Direttore della Borsa Ugo Picarelli e il Direttore di Archeo Andreas Steiner hanno condiviso questo cammino in comune, consapevoli che “le civiltà e le culture del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante assumono oggi sempre più un’importanza legata alla riscoperta delle identità, in una società globale che disperde sempre più i suoi valori”. Il Premio, dunque, si caratterizza per divulgare uno scambio di esperienze, rappresentato dalle scoperte internazionali, anche come buona prassi di dialogo interculturale.

Il Premio, assegnato alla scoperta archeologica prima classificata, sarà selezionato tra le 5 finaliste segnalate da ciascuna testata e sarà consegnato venerdì 31 ottobre, in occasione della XXVII BMTA in programma a Paestum dal 30 ottobre al 2 novembre 2025.

Inoltre, sarà attribuito uno “Special Award” alla scoperta, tra le cinque candidate, che avrà ricevuto il maggior consenso dal grande pubblico nel periodo 7 luglio – 7 ottobre sulla pagina Facebook della Borsa (www.facebook.com/borsamediterraneaturismoarcheologico).

Le cinque scoperte archeologiche del 2024 finaliste della 11ª edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” sono:

– Cambogia, nel terreno sabbioso 100 pezzi di statue in arenaria 

– Grecia, sull’Isola di Creta, un misterioso palazzo che richiama il mito del labirinto 

– Israele, al largo di Haifa il carico di un naufragio nella tarda età del Bronzo

– Perù, un tempio cerimoniale di 5.000 anni sotto una duna di sabbia

– Turchia, una strada colonnata romana lunga 800 metri

Le scoperte nel dettaglio:

Cambogia, nel terreno sabbioso 100 pezzi di statue in arenariaPremio Khaled 2025 Cambogia

Nel corso di recenti scavi di restauro condotti al Tempio Ta Prohm, una delle più iconiche strutture del complesso di Angkor, l’Autorità Nazionale APSARA ha scoperto più di 100 pezzi di statue di Buddha in arenaria, grazie agli esperti del Dipartimento di Conservazione Monumenti e Archeologia Preventiva. I frammenti recuperati includono una varietà di rappresentazioni, tra cui statue di Buddha protette da un Naga, statue di Avalokite śvara e altri frammenti di statue. L’archeologo Neth Simon, che ha guidato il team di scavo, ha spiegato che la scoperta è avvenuta durante la pulizia di un ammasso di terreno situato sul lato sud del muro in laterite del terzo recinto del tempio Ta Prohm, a una profondità di 10-15 cm e scavando più a fondo sono emersi sempre più frammenti di statua, oltre 100 pezzi, con altezze di circa mezzo metro e larghezze comprese tra 40 e 50 cm, per i quali si ipotizza che appartengano allo stile Bayon, XIII-XIV sec. circa, periodo noto per la sua raffinata arte scultorea e architettonica. Il Bayon fu eretto nei primi anni del XIII sec. come tempio di stato dal Re Jayavarman VII. Situato al centro di Angkor Thom, la sua peculiarità principale sono i numerosi volti sorridenti scolpiti sulle quattro facce delle torri a sezione quadrata che si ergono verso la maestosa torre centrale.

Grecia, sull’Isola di Creta, un misterioso palazzo che richiama il mito del labirintoPremio Khaled 2025 Grecia

Durante la costruzione di un nuovo aeroporto, sulla cima della collina di Papoura, a nord-ovest della città di Kastelli, è stato scoperto un monumento risalente a 4.000 anni fa, che si ritiene risalga alla civiltà minoica. L’edificio con mura circolari e stanze intricate, del diametro di 48 mt e con superficie di 1.800 mq, che si sviluppa in otto anelli, era adibito forse a funzioni religiose. La struttura circolare, che ricorda una gigantesca ruota, ha fatto scattare l’accostamento al mito di Arianna. La civiltà minoica, del resto, risale all’età del bronzo ed è sorta sull’isola di Creta circa dal 2.700 a.C. al 1400 a.C. e l’edificio si inquadra in un periodo importante di Creta, che vede nel giro di pochi decenni la nascita sull’isola di imponenti palazzi come quello di Cnosso e Festo. La presenza di molte ossa di animali, rinvenute tra i reperti di ceramica, suggerisce un uso per feste rituali, che prevedevano cibo, vino e altre offerte. E se i palazzi minoici erano disposti su planimetrie quadrate o rettangolari, la struttura scoperta è circolare, forma che si trova più spesso nelle tombe minoiche. Potrebbe essere, dunque, un tumulo con le strutture di rinforzo, che seguono il modello del cerchio con elementi circolari e a raggiera, che potevano dar luogo a diverse stanze. Il culto degli antenati e i rituali, che prevedevano l’utilizzo di tumuli, sono diffusi nella Grecia nell’età del bronzo.

Israele, al largo di Haifa il carico di un naufragio dell’età del BronzoPremio Khaled 2025 Israele

Risalente a circa 3.400 anni fa, nella tarda età del bronzo, a 90 km dalla costa e sul fondale a 1.800 mt di profondità, ritrovato il relitto di una nave mercantile con centinaia di anfore intatte, l’unico così al largo e di un’epoca così antica. La grande pila di anfore è stata scoperta grazie ai rilievi condotti da Energean, compagnia di gas naturale, che opera nelle piattaforme al largo, durante l’esplorazione del fondale marino alla ricerca di nuove opportunità di scavo per l’apertura di altri pozzi. Jacob Sharvit, capo dell’unità marina dell’Autorità israeliana, che si occupa di reperti antichi, ipotizza che la nave fosse lunga 12-16 mt per trasportare prodotti di largo consumo, come olio, vino e frutta e che sia affondata all’improvviso per una tempesta o un attacco pirata, eventi comuni nella tarda età del bronzo, definendo il ritrovamento “una scoperta che cambia la storia a livello mondiale”. La posizione del relitto, lontano da qualsiasi linea di costa visibile, rivela l’abilità dei marinai di navigare attraverso il Mediterraneo senza vedere la terraferma, sfidando le ipotesi accademiche precedenti, che suggerivano una navigazione esclusivamente costiera, in quanto i relitti antichi trovati finora nel Mediterraneo erano in acque poco profonde, uno al largo dell’isola disabitata di Dokos, in Grecia; altri due al largo delle coste turche, Uluburun e la barca di Capo Gelidonya che si è schiantata sugli scogli. Qui lo scenario completamente diverso ha richiesto un sommergibile robotizzato ad alta tecnologia per intervenire sul relitto.

Perù, un tempio cerimoniale di 5.000 anni sotto una duna di sabbiaPremio Khaled 2025 Peru

Nel distretto di Zaña (scritto anche Saña), nel Perù nord-occidentale, i ricercatori hanno scoperto ciò che restava delle mura di un tempio a più piani e, incastrati tra le mura, gli scheletri di tre adulti. Il sito del tempio fa parte del complesso archeologico Los Paredones de la Otra Banda-Las Ánimas. Per Luis Armando Muro Ynoñán, direttore del progetto archeologico dei paesaggi culturali di Úcupe – Valle di Zaña, trattasi di un complesso religioso in uno spazio archeologico definito da muri costruiti in fango, con una scalinata centrale, da cui si saliva a una specie di palco nella parte centrale, le cui pareti erano decorate con intricati fregi raffiguranti immagini del corpo umano con una testa di uccello, tratti felini e artigli di rettile; le parti superiori delle pareti, invece, erano rivestite di un intonaco fine con un disegno pittorico. È stato portato alla luce anche un altro monumento risalente a un periodo compreso tra il 600 e il 700 d.C., che sarebbe avvenuto durante il periodo Moche del Perù, popolazione che praticava sacrifici umani e noti per i grandi templi e le opere d’arte, tra cui calici di ceramica modellati in modo da sembrare teste umane. 

Turchia, una strada colonnata romana lunga 800 metri Premio Khaled 2025 Turchia

Durante scavi archeologici condotti nella Torre Hıdırlık, uno dei simboli storici più rilevanti di Antalya, rinomata località turistica nel sud della Turchia, è stata scoperta una strada colonnata di epoca romana, che si sviluppa su una lunghezza di 800 mt. Nel 133 a.C. la città fu annessa dai Romani ed è per questo che la romanità del luogo conserva importanti vestigia, tra le quali la porta di Adriano, un arco trionfale realizzato intorno al 130 d.C. in onore dell’imperatore. La Torre romana Hıdırlık rappresenta uno dei monumenti più antichi sopravvissuti nella città di Antalya. Situata all’incrocio tra Kaleiçi, il quartiere storico della città, e il Parco Karaalioğlu, si caratterizza per essere costruita con blocchi di pietra giallo-marrone, un dettaglio che conferisce un’aura di antichità e maestosità. La Direzione del Museo di Antalya e la Municipalità metropolitana mirano a trasformare la torre in un sito culturale e turistico di rilievo. Il direttore del progetto della Municipalità, Ezgi Öz, ha dichiarato che la strada, già scavata per circa 100 mt, sembra estendersi fino a Üçkapılar, rivelando così un collegamento diretto con il mare, con una lunghezza totale di 800 mt. Il completamento del progetto porterà alla realizzazione di una vasta terrazza panoramica, la più grande in Turchia, che consentirà al pubblico di ammirare le strutture storiche esposte attraverso coperture di vetro, oltre ad aree pedonali in legno per garantire un’esperienza completa e immersiva.